Questo ed altro al MuMa di Laterza Angelo Antonio d'Alessandro, fine del XVII secolo Monocromia: turchino su smalto berettino La coppa da parata costituisce un superbo esempio dell'adozione da parte dei ceramisti meridionali delle forme modellate dagli argentieri barocchi. Essa presenta un'ampia fascia a superficie baccellata con orlo svasato e ondulato, decorata a tralci vegetali con margherite in monocromia turchina, estesa al cavetto campito da una figura di giovane in riserva di medaglione circolare tratteggiato. Il volto pieno ravvivato dalle pupille appuntate a destra, la folta e lunga capigliatura, la linea del costume sono peculiari dei modi del prete-ceramista laertino.
Introduzione Nell’arte della maiolica laertina si uniscono la cultura, la civiltà, la storia di una comunità, le sue esigenze ed i suoi bisogni materiali e spirituali, le condizioni economiche e sociali degli uomini durante il corso dei secoli. Sin dalle epoche più remote Laterza ha fatto registrare una forte caratterizzazione nella produzione di manufatti, vasellame, uso della creta, grazie alla peculiare materia prima presente sul territorio e all’arte sapiente profusa dall’uomo. Si pensi a quella che gli storici hanno denominato “Civiltà di Laterza”, così importante da caratterizzare un periodo storico, l’Eneolitico. Nel corso dei secoli successivi, la produzione di manufatti e ceramiche, ha manifestato fortune e risultati alterni. E’ nel 1500 però che assistiamo al decollo della nostra maiolica, caratteristica per il “bianco rivestimento stannifero”. Durante tutto il 1600 quest’arte maiolicara fece riscontrare un notevolissimo sviluppo; le committenze delle regge,
(note tratte da "Laterza e la sua Storia - dai Peucti ai laertini" di D. Rizzi" Nel nostro secolo la ceramica laertina ha continuato la sua storia grazie al faenzaro Michele De Vietro, nato a Laterza il 1919 e morto il 1978, discendente di faenzari e vasari di Laterza già dal 1700. Con lui lavorava l’allora giovane Michele Casarola che lo aiutava nel suo laboratorio e che ancora oggi continua la sua. La produzione del De Vietro negli anni 40-50 si limitava alla lavorazione di oggetti di uso comune nelle famiglie contadine (cuchjme, piatti, capase, ecc.) lasciando loro la fattura grezza o al massimo lucidata o colorata con tinte di terra o di metallo. I suoi oggetti finemente lavorati al tornio, si avvalevano di creta da lui stesso scelta e selezionata in collaborazione con l’aiutante Casarola. Essi, dopo aver ricercato l’argilla, la pestavano per poi raffinarla tra le mani; solo quando il tutto era soddisfacente, passavano alla lavorazione ver
LA MAIOLICA DI LATERZA (nostro Orgoglio, nostra Storia) Piatto da parata 1628-1634 Compendiario: turchino, giallo, arancio e verde marcio su smalto bianco. Grande piatto con cavetto profondo e leggermente convesso, media tesa. Al centro uno stemma vescovile è circondato da una ghirlanda a tralcio giallo su cui si distribuiscono 17 corolle giallo-blu.
Piatto da parata H. 4,5; diam. max 42,5; largh. tesa 7,5 Angelo Antonio d'Alessandro, 1670-1680 Bicromia: turchino e giallo su smalto berettino L'importante piatto araldico presenta una decorazione a festoni di foglie d'acanto nella tesa. Nel cavo il motivo a ventagli, caratteristico di Laterza, è alternato a tralci vegetali, e circondano lo stemma.
Nel 1745, quando Laterza contava appena 3200 abitanti, vi erano 45 "faenzari". Eccoli: 1° - Agostino Collocola, faenzaro di anni 30 (I) 2° - Andrea di Iacovo, maestro faenzaro di anni 45 3° - Agostino Mirtei, faenzaro, di anni 34 4° - Carlo Santeramo di Domenico, faenzaro 5° - Carlo Guglielmo, maestro faenzaro di anni 30 6° - Domenico Santeramo, maestro faenzaro, di anni 66 7° - Donato De Nunzio, pittore di faenza, di anni 37 8° - Domenico Geminale, maestro faenzaro di anni 44 9° - Domenico Mele, faenzaro di anni 56 10° Donato Scarato, faenzaro di anni 28 11° -. Domenico Mosca, faenzaro di anni 32 12° Domenico Pomarico di Leonardantonio, maestro faenzaro 13° - Francesco Paolo Lo Forese, maestro faenzaro di anni 26 14° - Felice Qaetano Santeramo di Giuseppe, faenzaro di anni 32 15° - Felice Oronzo di Vietro, maestro faenzaro di anni 41 16° - Francesco Galli, faenzaro di anni 51 17° - Francesco Dell'Orco di Tommaso, faenzaro di anni 37 18° - Felice Tarantino -
Il più prestigioso ceramista dell'età barocca, nacque a Laterza nel 1642 da Nicol'Antonio da Santeramo e da Cristina Festa. Fu un prelato, come risulta dall'elenco del clero laertino del 1676. Lasciò presto Laterza per studiare in un seminario della capitale e vi tornò sacerdote, succedendo, nel 1667, alla morte del canonico Don Leonardo Antonio Brizio, alla guida della chiesa di San Lorenzo Martire. D'Alessandro morì nel 1717 all'età di 75 anni. Al periodo che va dal 1670 al 1690 risalgono le esecuzione di piatti con tese decorate a tralci e margherite in monocromia turchina, numerosi e pregevoli capi con stemmi gentilizi conservati in musei francesi e londinesi, ora anche a Laterza. Al periodo 1689-1693 risalgono le serie dei presentatoi su piede. Si tratta di importanti commissioni dal momento che è riportato lo stemma del committente. In questi capi ricorrono motivi ornamentali quali alberi ritorti e fittamente tratteggiati, elementi vegetali astrattamente
Torna a Laterza (TA) la mattonella votiva rubata 34 anni fa dal santuario “Mater Domini” da: TRM Network Venerdì 2 Febbraio 2018, alle ore 19.30, a Laterza (TA), presso il Santuario “Mater Domini”, verrà restituita a S.E. Monsignor Claudio Maniago, vescovo della Diocesi di Castellaneta, la mattonella votiva in ceramica laertina del ‘600, raffigurante “SS Pietro e Paolo”, trafugata dalla cripta del Santuario il 23 settembre 1979 e recuperata, a Roma, dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bari (TPC). La consegna avverrà in occasione di una giornata liturgica e di un evento culturale denominato “I Capolavori della maiolica Laertina”, “La grande targa dei Santi Pietro e Paolo torna a casa” a cui parteciperanno, tra gli altri, la dottoressa Eugenia Vantaggiato, Segretario Regionale per i Beni Culturali e l’architetto Maria Piccarreta, Soprintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Lecce – Brindisi – Taranto. L’indagine ha p
L’ultima famiglia di figuli laertini è stata la famiglia De Vietro. Essi operarono a Laterza fra il 1940 e fino alla fine degli anni ’50, nell’ultima fornace laertina, tuttora esistente, posta nell’omonima Via Fornaci. Questa era una fornace di origine medioevale, scavata nella roccia e nel tufo come altre cavità ipogee (cavità sotterranee) presenti in numero rilevante nel territorio di Laterza.
Nel 1800 l’arte figulina è in decadenza rispetto al fulgore dei secoli precedenti. Tutto ciò si evince da una relazione al governo centrale di Napoli fatta dal Costa nel 1811. La più tarda tavoletta ritrovata nella chiesa Matrice risale al 1825 e porta l’iscrizione “Lorenzo Guglielmo l’ha fatto Ph”. La decadenza si accentua ulteriormente e il Prefetto di Terra d’Otranto sottolinea che un tempo le stoviglie di Laterza si vendevano con profitto in Grecia e già dal 1817 erano esportate nelle isole ioniche e in Albania. Nel 1856 vengono registrate a Laterza solo cinque faenzari. Alla fine dell’Ottocento il De Giorgi sottolinea che l’industria era presente in Laterza, ma produceva solo terrecotte di uso domestico. E’ il tramonto di un’epoca, il crepuscolo della maiolica d’arte laertina che ha dominato per oltre quattro secoli.