GIAMBATTISTA SASSI – DOMENICO L. G IACOVELLI
MAIOLICHE DI FABBRICA LAERTINA
DA UNA CISTERNA NEL VILLAGGIO RIVOLTA DI GINOSA (TARANTO).
UN CASO DI ARCHEOLOGIA POSTMEDIOEVALE IN AMBITO RUPESTRE
DA UNA CISTERNA NEL VILLAGGIO RIVOLTA DI GINOSA (TARANTO).
UN CASO DI ARCHEOLOGIA POSTMEDIOEVALE IN AMBITO RUPESTRE
Un interessante documento trovato in rete. Ecco uno stralcio: (il documento completo qui)
L’ ARTE DELLA MAIOLICA LAERTINA
All’interno della cisterna sono stati rinvenuti 359 frammenti di maiolica, che si rivelano interessanti soprattutto perché, sottoposti ad un’analisi condotta con un duplice ed intersecato criterio di classificazione tipologico - modulare, hanno permesso di ricavare nuovi dati sul popolamento e sulle abitudini di vita in grotta, in un arco di tempo abbastanza ampio che abbraccia l’ultimo scorcio del sec. XVI, fino a tutto il sec. XVIII. Non si può dubitare che i reperti ceramici rinvenuti appartengano alla produzione locale della vicina Laterza. Ci danno sicurezza in questa affermazione una serie di elementi che rimandano tutti univocamente alla maiolica di fabbrica laertina, ovvero la qualità dei manufatti, il gusto del modellato e lo stile decorativo, caratterizzato soprattutto dal tratto turchino sul bianco fondo stannifero.
L’arte figulina si affermò appieno nel sec. XVIII (nonostante sia significativamente presente già nei secoli precedenti 9 ), in un periodo segnato fortemente dalle controversie tra il Marchese feudatario e l’Università e dalle difficoltà causate dalle pestilenze che mieterono vittime anche nel Mezzogiorno italiano, senza risparmiare le nostre terre 10 . La produzione laertina, caratterizzata inizialmente da una espressione genuina e primitiva tramandata e sviluppatasi quasi istintivamente, raggiunse nel corso dei secc. XVII - XVIII una notevolissima qualità, tant’è che più volte i manufatti venivano indicati col nome di faenze o faenzarìe, a significare l’affinità di questi pezzi con la produzione più nota della cittadina romagnola, e faenzari e vasari erano detti gli artigiani che li producevano. Così annotava con accento celebrativo il Pacichelli, già a fine del sec. XVII, nella sua opera:
Onde i Terrazzani comodamente fabricano della finissima creta del paese istesso delicati, e dipinti vasi […] 11 .
Le maioliche laertine si possono, infatti, certamente ben accostare anche ad altre produzioni
sia regionali, quali quelle di Grottaglie, Manduria, Novoli (e non mancarono reciproche influenze
con gli altri ambienti territorialmente affini quali Matera, Altamura, Gravina, Montescaglioso),
siano quelle di altre regioni, quali le ceramiche a lustro di Gualdo Tadino o di Deruta o quelle
abruzzesi di Castelli, di Atri e di Penne, siano quelle di Vietri. I dati ottenuti dall’analisi dei singoli reperti, sono in realtà il frutto di un’operazione di analisi quantitativa. Anzitutto è stato necessario prendere le mosse dal conteggio numerico/ proporzionale dei frammenti appartenenti alle forme aperte (ciotole, piatti e tazzine) ed alle forme chiuse (brocche, fiaschette e boccali). Una altrettanto arricchente miniera di notizie emerge dalla analisi della qualità cromatica utilizzata nella decorazione, come anche dalla suddivisione tipologica dei corredi decorativi utilizzati. Questi ultimi sono stati suddivisi in species (geometrico, zoomorfo, sacro, iscrizioni, araldica, floreale) fatte oggetto di analisi e confronti più approfonditi a motivo della rilevante presenza numerica di frammenti appartenenti a manufatti per i quali il decoratore volle ricorrere a tali corredi iconografici.
Onde i Terrazzani comodamente fabricano della finissima creta del paese istesso delicati, e dipinti vasi […] 11 .
Le maioliche laertine si possono, infatti, certamente ben accostare anche ad altre produzioni
sia regionali, quali quelle di Grottaglie, Manduria, Novoli (e non mancarono reciproche influenze
con gli altri ambienti territorialmente affini quali Matera, Altamura, Gravina, Montescaglioso),
siano quelle di altre regioni, quali le ceramiche a lustro di Gualdo Tadino o di Deruta o quelle
abruzzesi di Castelli, di Atri e di Penne, siano quelle di Vietri. I dati ottenuti dall’analisi dei singoli reperti, sono in realtà il frutto di un’operazione di analisi quantitativa. Anzitutto è stato necessario prendere le mosse dal conteggio numerico/ proporzionale dei frammenti appartenenti alle forme aperte (ciotole, piatti e tazzine) ed alle forme chiuse (brocche, fiaschette e boccali). Una altrettanto arricchente miniera di notizie emerge dalla analisi della qualità cromatica utilizzata nella decorazione, come anche dalla suddivisione tipologica dei corredi decorativi utilizzati. Questi ultimi sono stati suddivisi in species (geometrico, zoomorfo, sacro, iscrizioni, araldica, floreale) fatte oggetto di analisi e confronti più approfonditi a motivo della rilevante presenza numerica di frammenti appartenenti a manufatti per i quali il decoratore volle ricorrere a tali corredi iconografici.
D. L. G.